Due parole sul (presunto) cast di Zendaya come Mary Jane, e perché il rispetto delle fonti è importante

ZendayaBreve riassunto della storia finora: secondo gli ultimi rumor sul prossimo film su Spider-Man (l’ennesimo reboot), il casting per il ruolo di Mary Jane Watson è andato a Zendaya, un’attrice di colore diciannovenne nota praticamente solo per un paio di sitcom di Disney Channel. Quando un buon numero di fan Marvel si sono lamentati per la (discutibile) scelta, si è scatenata l’ira di una moltitudine di SJW (Social Justice Warrior) intenzionati a combattere contro quello che, secondo loro, è razzismo nei confronti della minoranza nera.

Lo so, sembra ridicolo e insensato, ma è realtà. Online si è scatenata l’ennesima guerra a forza di tweet, tumblr e post su reddit, con ripercussioni ampie e rumorose. Non ho intenzione di elencare, come già hanno fatto in molti (in particolare siti di news sul cinema), le parole di ogni singolo personaggio “famoso” che si schiera con una parte o con l’altra, ma semplicemente di dare il mio parere.

Innanzitutto, nessuno (in linea teorica) si lamenta esclusivamente per il colore della pelle di Zendaya. Le medesime discussioni si avrebbero avute se il casting per Pantera Nera in Captain America: Civil War (di cui trovate la mia recensione qui) fosse andato a un attore non di colore. E non è, in ogni caso, la prima volta che i fan Marvel si lamentano per un cattivo casting: la scelta di Halle Berry come Storm negli X-Men degli anni 2000 è stata lungamente criticata per la sua poca verosimiglianza come personaggio di discendenza africana, soprattutto dopo che dal secondo film ha smesso addirittura di provare a usare un accento straniero. Alexandra Shipp è molto più credibile come Storm in X-Men: Apocalypse – peccato che sia stata decisamente poco sfruttata.

Accertato, dunque, che chi legge fumetti non è razzista (nel caso qualcuno avesse avuto dubbi), possiamo tornare all’argomento iniziale e capire perché ha creato tanto rumore il rumor (yea!) del casting di Mary Jane. C’è da comprendere un importante fattore: i fumetti tendono a conservare e accentuare, nel corso degli anni, alcuni aspetti fondamentali dei personaggi più importanti, attraverso i quali i lettori possono riconoscere e affezionarsi a una particolare serie. Peter Parker (Spiderman), per esempio, è sempre giovane (teenager o età da college), idealista, ma insicuro. Batman, oltre alla sua iconica tuta, ha numerose altre memorabili caratteristiche, dal legame con i pippistrelli ai gadget, dalla sua decisione di non uccidere allo status di ricco playboy del suo alter-ego Bruce Wayne.

I fumetti funzionano, in un certo senso, come il teatro di epoca classica. È una continua variazione di pochi temi fissi, attorno ai quali ruotano una miriade di personaggi, storie, oggetti mitici, e molto altro. Modificare questi temi fissi è tanto più difficile quanto più a lungo sono stati utilizzati, immutati e costanti. Va notato, in particolare, che non è necessariamente l’aspetto fisico a essere un fulcro: del già citato Batman, per esempio, importa relativamente poco (francamente, non ricordo nemmeno che faccia abbia Bruce Wayne nei fumetti), e si può citare, tra gli altri, anche Deadshot, che, pur essendo bianco, nel recente Suicide Squad è interpretato da Will Smith, senza che di fatto faccia alcuna differenza, visto che nei fumetti è quasi sempre nascosto da una maschera.

Deadshot

L’aspetto sotto la maschera è completamente ininfluente.

In aggiunta, è di grande importanza la fama del personaggio, e si può senza dubbio affermare che vi sia una correlazione lineare tra quanto sia noto un personaggio e la difficoltà nel modificarne le caratteristiche essenziali. Non ha quindi senso, come hanno fatto in molti, elencare una lista di personaggi a cui è stato cambiato colore della pelle, se si tratta di personaggi secondari o poco famosi. È il caso, ad esempio, di Idris Elba, che nei film su Thor interpreta il gigante Heimdall: è difficile sostenere che si tratti di un personaggio principale, e anzi penso che la maggioranza di persone che hanno visto Thor al cinema non ne avessero mai sentito parlare in precedenza. Di fatto, non fa alcuna differenza, perché a nessuno importa a sufficienza. Se proprio, anzi, Idris Elba migliora sostanzialmente il personaggio, dandogli nuova vita.

Heimdall

Spada, elmo cornuto, armatura, occhi da pazzo, atteggiamento da duro. C’è tutto.

Torniamo al personaggio in questione, Mary Jane Watson. Non credo si possa discuterne la notorietà: dopo Spider-Man stesso e, forse, Goblin, è senza dubbio il personaggio più conosciuto dell’universo del ragno radioattivo. E non è fama recente, visto che ha debuttato oltre 50 anni fa ed è sempre stata una presenza costante in fumetti, serie TV, e film (nella trilogia di Raimi era interpretata da Kirsten Dust). È evidente quindi che non si tratta di un caso simile a quello di Idris Elba: Mary Jane è più famosa di Heimdall diversi ordini di grandezza, e sfido chiunque a sostenere il contrario.

Per quanto riguarda i temi e le caratteristiche fondamentali che definiscono un personaggio cui parlavo più sopra, Mary Jane ne ha avute sempre solo due: il suo carattere esuberante ma affascinante (da reginetta della scuola o, quando è più adulta, da aspirante modella), e un aspetto fisico altrettanto esplosivo e irriverente – sarebbe molto facile collegare questi due aspetti, e sono sicuro che qualcuno l’ha fatto, ma esula dagli obiettivi di questa analisi. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, ogni singolo media ha rinforzato senza sosta questa visione di Mary Jane, inizialmente attraverso il confronto/scontro con Gwen Stacy (la bionda e casta Gwen, contro la rossa e “poco di buono” Mary) e in seguito come personaggio a se stante. Si può dire che sia diventata canone, o addirittura un archetipo: non credo si fosse mai visto, prima di Spider-Man, un fumetto o un film in cui la reginetta della scuola si mette insieme (e sposa!) al nerd che guadagna poteri speciali. Quando si pensa a Mary Jane – e si può fare facilmente un test: chiedete al primo amico o conoscente che incontrate – l’aspetto fisico e il carattere sono inevitabilmente le prime due cose che vengono in mente.

Mary Jane

Notate un certo pattern?

E intendiamoci: non è sessismo, come inevitabilmente si è provato a sostenere. Mary Jane è una donna indipendente e autonoma, e non è definita unicamente dal suo aspetto fisico, che tuttavia ne rimane una importante caratteristica. È simile, in questo, a un altro personaggio secondario Marvel: Kingpin, il boss della mafia avversario di Daredevil. Anche l’aspetto fisico di Kingpin (speculare a quello di MJ: grosso, al limite dell’obesità) è parte essenziale del personaggio, che però è molto di più – senza dubbio, anche in questo caso vi è una correlazione tra aspetto fisico imponente e la crudeltà del personaggio. Nessuno, credo, si sognerebbe di farlo interpretare da un attore magro ed esile. È interessante notare, inoltre, che Kingpin è stato interpretato, in Daredevil del 2003 (la delusione con Ben Affleck e Jennifer Garner), da un attore di colore, ma con poche lamentele, visto che la sua caratteristica principale, la “dimensione”, fu rispettata, tanto che all’attore era stato chiesto di guadagnare 20 kg prima dell’inizio delle riprese. Certo, Kingpin della recente serie TV Daredevil è senza dubbio di miglior qualità, merito soprattutto dell’eccellente interpretazione di Vincent D’Onofrio, ma il precedente rimane comunque accettabile.

La scelta di Zendaya per il ruolo di Mary Jane si scontra fortemente, quindi, con i canoni del genere. Senza scomodare la narratologia e il formalismo, è chiaro (e spero di averlo ben argomentato) che più un personaggio è famoso, e più è probabile (inevitabile, forse) che alcune sue caratteristiche si cristallizzino e diventino quasi impossibili da modificare sostanzialmente. È particolarmente vero per il fumetto, in cui le immagini hanno un ruolo essenziale e l’aspetto dei personaggi è ancora più importante. Senza considerare che geek e nerd tendono a essere molto gelosi dei loro simboli, e toccarli è rischioso – è, tutto sommato, sorprendente che Hollywood non l’abbia ancora compreso a fondo, nonostante i miliardi di dollari che hanno fruttato.

Per adesso, non si scappa da una Mary Jane con un buon fisico e i capelli rossi. O, meglio, lo si può fare, ma è inevitabile che si scatenerà un putiferio. E, a questo punto, credo che sia diventato un meccanismo di marketing, come lo era stato per il reboot di Ghostbusters (che sappiamo bene com’è finito: un insuccesso economico). Forse ci sono cascato pure io, scrivendo quasi 1500 parole su un argomento su cui forse era meglio non immischiarsi. Forse continuo a sperare che, finalmente, avremo sul grande schermo uno Spider-Man soddisfacente e di qualità.