Top 10 film 2023

E se anche questa fosse una vita passata, e noi siamo già qualcosa di diverso l’uno per l’altra nella prossima vita? Chi pensi che siamo allora?

Past Lives
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Anche stavolta è arrivato il momento della mia amata e agognata Top 10 dei film visti durante l’anno.

Il 2023 è stato un anno strano. Ha visto confermarsi un trend iniziato negli anni appena successivi al covid, che appena qualche anno prima mai ci saremmo aspettati di vedere così presto e soprattutto procedere con una simile celerità. Mi sto ovviamente riferendo alla crisi dei film sui supereroi, che negli ultimi quindici anni sono stati il principale prodotto del cinema mondiale, sia per incassi, sia per spettatori, sia per il puro numero di film usciti (se pensiamo che pure il cinema italiano ne è stato influenzato, da Lo chiamavano Jeeg Robot al bellissimo Freaks Out). L’anno appena trascorso ha visto un flop dopo l’altro, con pochissimi film del genere supereroi che sono riusciti a coprire le spese di produzione e marketing, e soprattutto quasi nessuno con recensioni positive come una volta – e infatti l’unico a salvarsi nella mia lista (spoiler) è un film animato carico di un carattere e originalità straordinari, in netto stacco col passato e con i canoni del genere.

Questa crisi ha però portato ottimi frutti su un altro versante: il ritorno del cinema d’autore, quello meno esplosivo e più introspettivo, incentrato su piccole storie o idee che accompagnano lo spettatore lungo la pellicola, come se fosse il voyeur di una storia che gli è appena concesso di vedere da distante. Sono film che non vengono quasi mai da Hollywood, ma sempre più spesso da registi asiatici o da piccole produzioni indipendenti europee e americane, e che fino a poco tempo fa sarebbero magari usciti solo su streaming, visti solo da appassionati o addetti ai lavori, mentre ora si trovano sempre più anche al cinema.

Ed è così che, sorprendentemente, la mia lista di quest’anno è piena zeppa di film indipendenti, sperimentali, originali, con pochissime grandi produzioni hollywoodiane. Con un paio di sorprese, vedrete.

Un augurio per il nuovo anno: che continui questo trend, e che la profonda crisi dei superhero movies porti a un rinnovamento del genere, che ne ha davvero tanto, tanto bisogno.

Menzioni d’Onore

Prima della lista vera e propria, vorrei citare due film italiani che mi hanno davvero sorpreso, e che per davvero pochissimo sono rimasti fuori dalla Top 10.

Il primo è Le Otto Montagne: storia di una amicizia lunga decenni, ma anche di un posto, la montagna, verso la quale i protagonisti sono ineluttabilmente attratti e, in un certo senso, incatenati. Ho adorato la fotografia, con i suoi bellissimi panorami mozzafiato, resi ancora più verticali e focalizzati dalla scelta di un formato più intimo come il 4:3, ma anche la musica e il sound design, dolci e delicati ma che sanno, all’occasione, tirar fuori il giusto folk rock per portarsi in primo piano. E in fondo racconta un conflitto che è intrinseco a tutti noi, non solo tra i due protagonisti: quello tra la voglia di esplorare e viaggiare, e quella di mettere, finalmente, radici.

Il secondo è L’Ultima Notte di Amore. È un poliziesco dai toni noir, che riesce quasi a trasformare la nostra Milano in una sorta di Hong Kong “de noialtri”. Ci dimentichiamo troppo spesso che si tratta di un genere che è solidamente presente nella tradizione cinematografica italiana, e questo ne è un ottimo esempio. È ben scritto, ben girato, gli attori sono davvero bravi, in particolare l’ormai onnipresente Favino ma anche Linda Caridi. Una bella sorpresa.

E dopo avervela fatta sudare, ecco la lista vera e propria:

10. Suzume

Dentro alla classifica per un soffio (è stato un anno estremamente agguerrito!), al decimo posto abbiamo Suzume, di Makoto Shinkai. Come in Your Name dello stesso regista (che ha anche scritto entrambi), pure qui la storia d’amore fa solo da sfondo a quello che in realtà è un viaggio molto più profondo e intenso. È una storia sul “diventare grandi”, sull’affrontare un disastro (lo Tsunami) che ha profondamente segnato una generazione, e che a distanza di più di 10 anni inizia a fare quel salto da memoria personale a memoria collettiva, culturale e condivisa. In tutto questo, attraverso quel viaggio caro ai maestri dei film di animazione giapponesi (un bildungsroman concentrato), i nostri protagonisti incontrano persone (e creature!) che sapranno indirizzarli sia letteralmente che metaforicamente lungo la giusta via, contribuendo ognuno nel loro piccolo alla crescita personale della nostra protagonista.

Ovviamente, e qui lo menziono appena, visivamente è una gioia per gli occhi, e non si può non arrivare in fondo almeno un po’ commossi.

9. Talk to Me

Il primo film della casa di produzione e distribuzione A24 della lista è, quest’anno, un horror. Debutto alla regia per i due fratelli Philippou, youtuber di lunga data, non è forse tecnicamente migliore di altri, ma mi ha sorpreso per quanto sia d’intrattenimento e sappia tenerti incollato allo schermo per tutto il tempo. L’idea è originale, ed è un fantastico twist sui trope dei film sulle possessioni che circolano ormai da mezzo secolo.

Anche il cast, tutti attori giovanissimi, è assolutamente competente, con la protagonista Sophie Wilde eccezionalmente brava – tra l’altro anche lei al debutto sul grande schermo. E come non accennare alla grande efficacia degli effetti speciali, quasi tutti pratici, e del sound design fenomenale.

8. Gli Spiriti dell’Isola

Film che tecnicamente dovrebbe appartenere al 2022, ma che in Italia è uscito a febbraio del 2023 e quindi lo inserisco nella classifica di quest’anno (mio blog, mie regole).

Martin McDonagh confeziona uno di quei film che arrivi in fondo e non capisci, inizialmente, se hai appena visto un capolavoro o una cagata pazzesca, ma poi ti ritrovi a pensarci senza sosta per le successive ore, giorni, settimane, fino a comprendere che la risposta corretta probabilmente era la prima (capolavoro). Colin Farrel e Brendan Gleeson ci regalano delle performance pazzesche, aiutati da una fotografia fantastica (che bella l’Irlanda) e da una sceneggiatura che chiamare perfetta è dir poco. Certo, spesso lo stampo è chiaramente di tipo teatrale (è McDonagh, alla fine) e a qualcuno potrebbe non piacere – io lo ho, chiaramente, adorato, con il suo umore nero e la sua tragicomica storia della fine di una amicizia speciale.

7. The Quiet Girl (An Cailín Ciúin)

La prima delle piccole gemme di cui accennavo in apertura, è un altro film uscito tecnicamente nel 2022 (e infatti era candidato agli oscar per miglior film straniero, che ha perso contro Drive My Car), ma arrivato da noi molto più tardi.

Il titolo è, al contempo, la descrizione della bambina protagonista (quieta, riservata, un po’ stravagante ma tenera e affettuosa) e un anticipo di come sarà il film: sempre in sordina, con poco parlato e altrettanta poca musica, ma con un cuore enorme e una capacità di raccontare una storia, per quanto “piccola” e quasi insignificante, degna del più grande cinema. Le grandissime performance dei tre protagonisti sono solo la ciliegina sulla torta, inserendosi perfettamente in un puzzle costruito con grande maestria.

6. Killers of the Flower Moon

Il ritorno di un colosso del cinema, che all’età di 80 e passa anni è ancora in grado di costruire epopee di questa grandezza e portata, tenendo però sempre sotto tiro quella che è, in realtà, la storia di un popolo, gli Osage, che sono rimasti vittime della loro stessa fortuna.

Scorsese sa quale dev’essere il focus del film, ed è così che l’investigazione vera e propria rimane in sottofondo, lasciando che siano gli indiani a rimanere al centro della storia – e, di conseguenza, portando in primo piano anche il personaggio sempliciotto ma indiscutibilmente malvagio di Leonardo Di Caprio, che ci regala forse la migliore performance della sua carriera.

È un film molto lungo, forse troppo, e per diverse settimane dopo la visione sono rimasto in dubbio se avesse superato quel limite oltre il quale ci si debba chiedere se, forse, non sarebbe stato meglio fare invece una miniserie o tagliare qualcosina. Sono giunto alla conclusione che è perfetto così com’è, e rimarrà magari non il migliore film di Scorsese, ma sicuramente uno tra i massimi.

5. Godland

Mi sembra di ripetere un disco rotto, ma ecco un altro film uscito da noi molto in ritardo e inserito quindi nella lista attuale. Interamente in islandese, racconta il viaggio attraverso l’inospitale e selvaggia Islanda, nel tardo ottocento, di un prete danese inviato in missione per fondare una nuova parrocchia.

È un capolavoro di fotografia, tra panorami alieni e mozzafiato, e l’incastonamento in un frame 4:3 dagli angoli smussati e lati ruvidi, come se fosse un diretto discendente delle vecchie fotografie che il sacerdote protagonista catturava il più possibile durante il suo viaggio. Di grande efficacia anche l’inusuale divisione netta del film in due parti, in cui la prima parte (il viaggio attraverso l’inospitale Islanda) si specchia nella seconda (la costruzione della chiesa nella piccola comunità cattolica), come per dire che tra la terra e i suoi abitanti c’è un indissolubile legame. Straordinaria anche la colonna sonora.

4. John Wick 4

Forse il migliore tra i John Wick: continua a spingere i limiti del personaggio arrivando a vette straordinarie, con azione sempre interessante, dinamica, originale, e soprattutto coreografata perfettamente. Che poi gli attori siano fenomenali, la musica pazzesca, fotografia straordinaria, sono solo le ciliegine sulla torta.

C’è davvero poco altro da aggiungere: è un film talmente ben costruito, con tutte le sue parti incastrate perfettamente una con l’altra come i migliori puzzle, che risulta addirittura difficile pensare a come si sarebbe potuto migliorare.

3. Oppenheimer

E con l’entrata nella parte alta della classifica, non potevamo non trovare Oppenheimer. Ho riflettuto a lungo dove posizionarlo, ma ora sono abbastanza convinto del terzo posto.

Le premesse c’erano tutte: una biopic su Robert Oppenheimer, diretto da Christopher Nolan, con solo effetti speciali pratici, un ensemble cast da paura, e le musiche di Göransson – come non può uscire un capolavoro?

E così è stato. Certo, è un film lungo e faticoso (succede sempre più spesso negli ultimi anni, eh?), e per chi conosce poco il personaggio o la fisica quantistica potrebbe risultare difficile da seguire, almeno a una prima visione. Ma ne vale decisamente la pena.

Da notare che probabilmente Oppenheimer è il film che, da un punto di vista puramente tecnico, è il migliore di tutta questa lista. Fotografia, ritmo, sceneggiatura, costumi – tutto squisitamente perfetto e costruito con maestria.

2. Spider-Man: Across the Spider-Verse

Ed ecco il film di animazione che avevo anticipato nell’introduzione. È stata una ventata di originalità e cambiamento in mezzo alla marea di film basati sul “multiverso” che oggettivamente non sarebbero nemmeno dovuti uscire al cinema, da quanto imbarazzanti si sono rivelati.

Riesce nel difficile compito di superare il primo Spider-Verse. È un capolavoro di animazione, capace di continuare a innovare e sorprendere in un settore che è diventato fin troppo stantio (“pixarizzato”, si potrebbe dire). Non c’è un solo aspetto criticabile del film: storia divertentissima e originale, personaggi interessantissimi e con personalità ben definite, scelte stilistiche azzeccatissime, soundtrack fantastica, disegni ottimi.

Unica possibile critica è che si tratta della prima parte di un film doppio, e che andrebbe forse valutato a pieno solo all’uscita del secondo capitolo.

1. Past Lives

E al primo posto abbiamo un’altra produzione A24, diretta dalla regista sud coreana Celine Song al suo debutto alla regia (quanti nuovi volti nella mia lista di quest’anno!) in una storia semi autobiografica.

Racconta in modo delicato ma intenso il rapporto pluri-decennale tra due amici di gioventù, divisi a 12 anni quando i genitori della protagonista decidono di emigrare in America. Nel corso dei 24 anni successivi, i due riprenderanno saltuariamente i contatti (dapprima online, e solo dopo incontrandosi davvero), pur crescendo separati e vivendo vite diverse, rendendosi sempre più conto che se non ci fosse stata quella separazione forzata, il loro destino sarebbe forse stato quello di innamorarsi, di restare uniti per tutta la vita.

La (possibile) storia d’amore resta sempre un po’ in sordina, non spinge mai prepotentemente per arrivare in primo piano, e soprattutto non si realizza mai come accadrebbe invece in un film tradizionale. Il film tratta invece di nostalgia e rimpianto, ricamando sulla classica domanda “ma se invece avessi fatto…” che tutti ci poniamo, arrivati a un certo punto nella nostra vita. Perché in fondo il posto dove siamo nella vita è frutto di scelte, giuste o sbagliate che siano, e sarebbe bastato davvero poco per trovarsi da tutt’altra parte.

Devo anche ammettere che Past Lives è stato l’unico film a farmi commuovere, quest’anno. Vedete voi se considerarlo un bonus o un malus.