Lettura “Signore degli Anelli” – Capitolo 4: Una Scorciatoia che porta ai Funghi

Dopo i primi assaggi di Cavalieri Neri nel capitolo precedente, è chiaro che il viaggio verso est non sarà facile come immaginavano i nostri amici Hobbit. Cosa li aspetta nelle prossime miglia?

E soprattutto, quali funghi?

Una scorciatoia che porta ai funghiSignore Anelli Small

Quando ci eravamo lasciati alla fine del terzo capitolo, gli Elfi se ne erano andati. La compagnia di Hobbit si ritrova però con cibo e bevande in abbondanza, pronti a ripartire con le forze ricaricate, anche se inquieti per i pericoli (leggi: Cavalieri Neri) che hanno incontrato sul cammino.

Le parole misteriose degli Elfi hanno lasciato l’amaro in bocca a Frodo, che è più scorbutico del solito (no, Pipino, gli Elfi non hanno detto perché i Cavalli Neri annusano, ok???). L’unico contento è Sam, che finalmente ha realizzato il suo sogno di vedere gli Elfi, anche se gli ha lasciato un gusto strano in bocca: non sembrano essere di questo mondo, di sicuro, e non è facile – anzi, è impossibile – capirli appieno.

Si fa rapidamente l’ora di partire, dopo una lauta colazione. Frodo è intenzionato a non seguire più la strada, considerando i pericoli che si potrebbero incontrare. Per di più, i Cavalieri sanno che Baggins è diretto a Est, e dunque quasi sicuramente controlleranno il percorso principale che conduce al Traghetto di Buckburgo.

Il problema è che non è per nulla facile tagliare per le “terre selvagge”, e che una scorciatoia si può facilmente tramutare in un allungamento. La strada infatti volta verso Nord, facendo una lunga curva per evitare le paludi e la foresta, oltre a tutta una serie di colline e dirupi scoscesi. Frodo riesce con un po` di persuasione Hobbesca a convincere Pipino a fare da guida, nonostante significhi non potersi fermare alla Pertica d’Oro, un’osteria sulla strada principale, in cui servono la migliore birra del Decumano Est.

La “scorciatoia” è sin da subito difficoltosa, scoscesa e piena di arbusti e siepi. Arrivano finalmente in fondo alla valle, per ritrovarsi bloccati da un corso d’acqua proveniente dalle colline. Ben presto si rendono però conto che tornare indietro è escluso: sulla cima dello strapiombo appena percorso si staglia la figura di un Cavaliere – fortunatamente gli è impossibile scendere a cavallo la collina, considerando quanto è scoscesa e ripida.

Avanzare è quindi l’unica scelta possibile. Seguono la sponda del ruscello, nonostante i cespugli e i folti rovi, per qualche altro miglio, e finalmente sbucano in un terreno più aperto. Pipino si rende conto che il corso d’acqua è il ruscello Scorta (evviva!), e che quindi bisogna assolutamente attraversarlo e tenersi sulla destra. I nostri Hobbit guadano quindi il ruscello, ricominciano il cammino in mezzo alla foresta. Sfortunatamente, piove sul bagnato. Un acquazzone si riversa sugli Hobbit (poveri), che quindi sono costretti ad arrancare pesantemente nella sterpaglia, con i fagotti pesanti in spalle.

Finalmente, dopo un paio di miglia, il sole riappare fra le nuvole e la pioggia si ferma. Mentre si rifocillano canticchiando, sentono un lungo gemito in lontananza, seguito da una risposta altrettanto inquietante ancora più distante – non vi è dubbio, dice Frodo, che non si tratti di uccelli, ma di un segnale o richiamo (e possiamo immaginare da parte di chi).

È il caso di ripartire. Qualche altro miglio di cammino li porta nell’aperta campagna, finalmente, anche se si accorgono di aver girato troppo verso Sud. Seguono un campo di rape, finché Pipino non riconosce un cancello: si tratta della fattoria del vecchio Maggot!

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La “scorciatoia” presa dagli Hobbit si è rivelata ben più lunga della Strada principale (che curva a Nord). Lo Stockbrook è il ruscello Scorta.

Frodo ha brutti ricordi sul vecchio Maggot: da ragazzo (quando viveva nella zona) aveva l’abitudine di cercare rubare funghi nei suoi campi, e più di una volta è stato inseguito dai suoi cani. Fortunatamente, sembra tutta roba del passato, perché ora Maggot è più che felice di accoglierli nella sua casa, e addirittura offrirgli la cena.

Quando Maggot si rende conto che il cognome di Frodo è Baggins, ha una notizia da dare agli Hobbit: pochi minuti prima del loro arrivo, un losco figuro vestito di nero a dorso di un cavallo nero era giunto alla porta della sua fattoria, chiedendo se avesse visto Baggins, e addirittura offrendo dell’oro per l’informazione. Maggot ovviamente è un Hobbit per bene, e ha scacciato il cavaliere dalle sue terre (rischiando di essere calpestato a morte dal cavallo, ma sono rischi del mestiere).

Gli Hobbit sono terrorizzati dalla notizia, e vogliono partire subito, ma Maggot li ferma: cenate da me, propone, e poi vi porterò, con il buio, al Traghetto di persona, con il mio carro. Sarà più sicuro.

E così fanno. La cena è fantastica, e ovviamente il piatto forte sono funghi (di cui tutti gli Hobbit vanno ghiotti, non solo Frodo). La numerosa famiglia Maggot è accogliente e molto Hobbit, ed è una fantastica pausa da tutti i problemi dei giorni passati.

Arriva l’ora di abbandonare la fattoria con il carro del fattore. Il buio è già sceso e la nebbia sta salendo dal fiume, ma per sicurezza decidono di non accendere la lanterna. Sono cinque miglia di strada fino al Traghetto, ma proprio quando stanno per raggiungerlo, sentono un rumore di zoccoli provenire da dietro di loro.

Si fermano immediatamente, nascondendosi sotto una coperta. Maggot è l’unico in vista. Avanza verso il cavallo, intimando di presentarsi. E… È Merry Brandibuck! Non un Cavaliere Nero! Quando gli Hobbit non erano arrivati in giornata, Merry si era preoccupato, e aveva deciso di seguire la strada per assicurarsi che non fossero “caduti in qualche fosso”. Fortunatamente, sono tutti sani e salvi, pronti ad attraversare il traghetto.

Il vecchio Maggot ha fatto la sua parte, ed è ora di tornare a casa. Lascia a Frodo un cesto, preparato dalla Signora Maggot.

L’odore è inequivocabile: sono funghi.

Il commento di LoC

Ho voglia di funghi, adesso. Forse sono un Hobbit anche io? Speriamo di no, mi piace avere scarpe.

Il bello di questo capitolo è che ci mostra il paesaggio della Contea, sia la parte più civilizzata sia quella più selvaggia. Si sente così tanto la presenza della campagna inglese in cui Tolkien è cresciuto: i pascoli, i campi, i canali e le siepi ben tenute, con qualche occasionale albero da una parte, e le colline, gli strapiombi, i ruscelli e i boschi dall’altra.

E su tutto, c’è sempre la presenza inquietante del Cavaliere Nero. Tolkien non ce lo mostra mai direttamente (come invece il film fa quasi subito), ma lo lascia sullo sfondo. Ce lo ricordano sin da subito le parole degli Elfi (che non ci han detto perché quei cavalli annusano), poco dopo lo vediamo in cima allo strapiombo che gli Hobbit hanno appena lasciato, il fattore lo ha incontrato pochi minuti prima dell’arrivo degli Hobbit. E, in più, si sentono dei gemiti e grida strane che fanno da richiamo (“c’erano parole in quel lamento, parole che non conosciamo” ) – non c’è bisogno, qui, di precisare che se c’è stata una risposta al richiamo, vuol dire che si hanno almeno due Cavalieri Neri, non uno solo come pensavano.

Fortunatamente, nonostante i Cavalieri e le insidie della terra, i nostri Hobbit raggiungono la fattoria del vecchio Maggot indenni. Un tocco di colore è il fatto che da ragazzo Frodo andasse a rubare i funghi nei suoi campi, e che il vecchio gli mandasse contro i suoi cani (ma sapevano fare il loro mestiere, dice Frodo – yea, sicuro, mi fido dei cani dei contadini!).

Il capitolo in generale è comunque molto corto rispetto agli altri, quindi non succede gran che. È una fase di passaggio che ci introduce lentamente i pericoli del mondo esterno, oltre a farci capire che Gandalf non era del tutto pazzo, quando parlava dei servitori del Nemico che avrebbero presto raggiunto la sicura Contea alla ricerca di Baggins.

Cattivo della settimana

Ancora i Cavalieri Neri, servitori del Nemico.

Abbiamo scoperto che ce ne sono almeno due, quindi doppio divertimento!

Citazioni della settimana

Maggot scese e scrutò le tenebre a nord e a sud; ma non si riusciva a vedere niente, e nessun suono turbava la quiete notturna. Dei fili sottili di nebbia proveniente dal fiume pendevano sul fossato e strisciavano sui campi. “Diventerà molto fitta,” disse Maggot.

“Non so cosa dire, ma è come see [gli elfi] fossero al di sopra di ciò che piace o non piace,” rispose Sam. “Quel che penso di loro non conta. Sono molto diversi da come me li immaginavo: così giovani e vecchi, e così felici e tristi allo stesso tempo.”


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