Logan: il tramonto di un eroe

Wolverine è stato, per me come per molti altri della mia generazione, il primo vero approccio al mondo dei supereroi. Negli anni ’90, Superman aveva ormai perso da tempo il suo primato, Batman iniziava similmente a mostrare forti segni di stanchezza, e, se escludiamo Blade, i fumetti non erano sicuramente quella fonte di ispirazione per il cinema come lo sono oggi. X-Men, con il nuovo millennio, cambiò le carte in tavola, iniziando una delle più redditizie rivoluzioni del cinema popolare – anche se, per me adolescente, non era una questione di volumi di vendita di biglietti, ma semplicemente di quanto badass erano i personaggi e le storie di questi nuovi film.

Wolverine, ovviamente, non poteva che essere il più interessante mutante del gruppo – certo, lo è anche nei fumetti, ma sul grande schermo è tutt’altra cosa, grazie sicuramente all’eccellente performance di Hugh Jackman. E lo dimostra il successo del franchise X-Men e, soprattutto, dei film dedicati al suo personaggio.

Logan è, a conti fatti, la perfetta conclusione di una storia che dura da quasi due decenni. È una conclusione dolce-amara, come ci si poteva aspettare; non voglio rischiare spoiler in questa recensione, ma non aspettatevi che tutti i personaggi arrivino ai titoli di coda indenni.

Il film accompagna l’ultimo viaggio di Logan con una maestria assoluta. Oltre alle scene di combattimento, su cui non si può dire nulle se non “perfette”, la sceneggiatura è superba e la recitazione di un livello altissimo (oltre a Hugh Jackman, non si può non citare Patrick Stewart e il suo vecchio e malato Professor X). La musica e la fotografia non sono da meno: si viene continuamente ricordati, nel background e senza insistere, che ci troviamo in un futuro quasi post-apocalittico, in cui i mutanti sono quasi estinti ed enormi macchine automatizzate raccolgono grano geneticamente modificato per il monopolio di avide corporazioni.

Pur essendo uno degli aspetti più interessanti del film, è anche, forse, l’unico suo punto debole. Non si può che essere curiosi e desiderare qualche informazione aggiuntiva sul mondo in cui vivono Logan e il Professor X, e soprattutto come ci si è arrivati. Avrei volentieri rinunciato a qualche personaggio o sotto trama, se avesse significato una maggiore esplorazione ed esposizione. E, c’è da ammetterlo, la scelta è ampia, quando si tratta di potenziali tagli: per esempio, la storia dei bambini dà frequentemente la sensazione di essere superflua e inserita solo per forzare qualche emozione in più, come anche numerosi cattivi, di cui parlare senza spoiler è abbastanza arduo.

Il film rimane comunque ottimo, perfettamente godibile soprattutto al confronto con la maggioranza dei film marvel (e DC) dell’ultimo decennio. Si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un genere diverso, come era successo qualche anno fa con Watchmen: certo, si tratta sempre di mutanti con i loro poteri e le loro battaglie, ma il cuore del film è il tramonto dei supereroi e cosa significa sopravvivere come ultimi della propria “specie”, cacciati all’estinzione e trattati come animali.

Non aspettatevi, quindi, Wolverine 3X-Men 4 (o non so che numero, se si considera il reboot). Logan è più cupo, più deprimente, più reale, ma non per questo di qualità minore.

Voto 8.5/10