Scrivere (e girare) una origin story è sempre pericoloso. Nel breve spazio di un film, si deve, nell’ordine (le similarità con lo schema di Propp non sono casuali):
- Presentare il protagonista e almeno un personaggio secondario della “vecchia vita” che tornerà più tardi
- Stabilirne le motivazioni, i sogni, i problemi: tutto quello che avrà poi influenza nella nuova vita (o almeno, nei primi momenti)
- Dare spazio al momento della trasformazione – tipicamente un incidente o un trauma
- Descrivere ciò che succede al protagonista nei giorni/mesi successivi, mentre scopre i suoi nuovi poteri e impara a utilizzarli al meglio
- Presentare i nuovi aiutanti, generalmente diversi da quelli di inizio storia
- Presentare il cattivo e i suoi tirapiedi, e magari anche il suo piano malvagio
- Trovare un motivo per fare scontrare cattivo e protagonista – il più delle volte, il protagonista perde e ne esce malmesso
- Far cercare al protagonista qualcosa per sconfiggere gli avversari e vincere: un artefatto, nuovi poteri, allenamento duro…
- Scontro finale!
L’equilibrio tra tutti questi punti è talmente precario che basta molto poco per sbilanciarlo. Buona parte dei film di questo tipo negli ultimi anni non hanno centrato il bersaglio, dal remake di Spider-Man a X-Men Origins: Wolverine, dal remake dei Fantastici 4 a Hulk, senza dimenticare i meno importanti (ma flop non di meno) Catwoman, Ghost Rider, Lanterna Verde e molti altri. Non è facile trovare esempi di eccellenza in tempi recenti, e, se escludiamo Deadpool, dobbiamo tornare fino a Batman Begins o Iron Man prima di poterci accontentare.
La domanda quindi è la seguente: Doctor Strange è da inserire nella lista di buoni film sulle origini di un eroe o no?
Non è facile rispondere. Il film è, c’è da ammettere, girato perfettamente, e gli effetti speciali sono quanto di meglio abbia visto in molto tempo, raggiungendo e superando l’eccellenza di Inception, film dal quale senza dubbio è stato presa ispirazione. Anche il cast è ottimo, e Cumberbatch ruba come sempre la scena. La sceneggiatura, e soprattutto il cattivo, sono però sfortunatamente mal scritti, lasciando fin troppo spesso lo spettatore a chiedersi quale senso abbia tutto questo prendersi a pugni (o a magie) – certo, è ormai un problema evidente dell’Universo Cinematografico Marvel, le cui rare eccezioni come Deadpool e I Guardiani della Galassia non fanno altro che accentuare, ma non per questo ci possiamo accontentare.
Non è colpa di Mads Mikkelsen, intendiamoci. È un ottimo attore, come la sua lunga filmografia dimostra (in tempi recenti, possiamo nominare il suo ruolo in Hannibal). Semplicemente, il suo personaggio (di cui nemmeno riesco a ricordare il nome) non ha spessore, motivazioni, desideri, un passato – nulla di nulla, se non l’intenzione di distruggere tutto e tutti con il poco chiaro obiettivo di riunire la Terra con la malvagia entità inter-dimensionale Dormammu. Ha seguito, insomma, la stessa scuola di Zorg del Quinto Elemento; e se quest’ultimo risulta il meglio scritto tra i due, è chiaro che siamo di fronte a un consistente problema.
Anche i personaggi secondari sono decisamente dimenticabili. I seguaci del cattivo sono semplicemente carne da cannone, lanciati contro i buoni solo per dargli qualcosa da colpire: il film stesso se ne rende conto, tanto che sono chiamati più volte zeloti. Specularmente, i buoni sono per la buona parte semplicemente definiti unicamente dal contrasto con i cattivi: loro (e altri) cercano di distruggere il mondo, e noi di salvarlo. Gli Avengers proteggono la Terra dai pericoli fisici, noi da quelli spirituali, ci viene detto, con la stessa condiscendenza con cui il parroco di paese spiega che gli Ave Maria e i Padre Nostro ci proteggono da Satana allo stesso modo in cui la polizia ci protegge dai criminali.
Fortunatamente, Dottor Strange e l’Antico (Tilda Swinton) recuperano punti preziosi per la sceneggiatura. Strange è l’unico personaggio che nel corso del film evolve e cambia: so che potrebbe sembrare ovvio, considerando che è il protagonista da cui è tratto addirittura il titolo, ma di questi tempi non lo è per nulla, specialmente se guardiamo sul versante DC Comics. Molto sicuramente è dovuto al fumetto, in cui spesso si fa riferimento al passato come chirurgo (non per niente è chiamato Dottore), ma è un percorso di formazione comunque ben eseguito, e da spettatori non possiamo far altro che sentirci partecipi e quasi affezionati a Strange – come si diceva, sicuramente molto è dovuto alla bravura di Cumberbatch. L’Antico è meno interessante, ma per essere il guru/santone/capo della “setta” fa sicuramente più di quanto ci si può aspettare. Non era un ruolo semplice, e Tilda Swinton lo ha saputo ricoprire con maestria.
La trama, per quanto piatta sia, dà comunque spazio a numerosi combattimenti nella dimensione dello specchio, il luogo in cui la realtà può essere piegata a piacere (se si ha il potere), ispirandosi a Inception e probabilmente a un pizzico di Escher. I trailer spingevano molto su questa parte del film, e per quanto siano fantasticamente girate, sono comunque sezioni relativamente poco numerose, senza dubbio a causa del costo degli effetti speciali. Relativamente deludenti anche i combattimenti, in cui la magia viene usata generalmente solo per creare armi temporanee luccicanti, soprattutto dai buoni. Il cattivo può fare qualcosina in più, ma niente di straordinariamente interessante. Non che sia necessario per forza di cose riempire lo schermo di cose che volano e luci mistiche: Gandalf è uno dei più interessanti stregoni nella storia del fantastico, eppure lancia solo tre o quattro incantesimi in tutto il Signore degli Anelli. Si torna, quindi, al poco spessore dei personaggi.
Devo ammettere, comunque, che nonostante tutti i difetti, Doctor Strange è un film divertente e piacevole. Ormai la formula Marvel è talmente perfezionata che non credo potrà fallire a breve. Certo, rischia di produrre fin troppo spesso film anonimi, fatti con lo stampino, ma almeno la qualità c’è, e forniscono un paio d’ore di passatempo.