Lettura “Signore degli Anelli” – Capitolo 7: Nella Casa di Tom Bombadil

Siamo nel bel mezzo della Vecchia Foresta, infestata da una magia antica e pericolosa. Ci mancava poco che gli Hobbit fossero vittime degli alberi, in particolare del Vecchio Uomo Salice (quel cattivone!). Fortuna ha voluto che Tom Bombadil sentisse le grida disperate di Frodo, e intervenisse in aiuto della compagnia. In più, ha invitato tutti a cena!

Nella Casa di Tom Bombadil
Signore Anelli Small

La casa è molto accogliente, ed è proprio come ci immaginiamo essere una “casa nel bosco” nei romanzi fantastici (dalla chiara origine norrena): una lunga stanza dal soffitto in legno accoglie gli ospiti appena superato l’ingresso in pietra, e lanterne appese alle travi portanti illuminano quasi a giorno l’ambiente. Un lungo tavolo ricoperto di candele occupa il centro della stanza.

Seduta a capotavola è Baccador, la Figlia del Fiume. Ovviamente, è bellissima, con la sua lunga chioma bionda e una veste verde ricoperta di perle di rugiada. Attorno a lei, centinaia di gigli – non per niente, quando gli Hobbit incontrarono Tom Bombadil qualche tempo prima, era occupato a cercare gigli per la sua bella. Anche la sua voce è affascinante, quasi fosse quella di un elfo, ma più umana e profonda. Spinge Frodo a cantare, e anche durante il pasto e la giornata seguente si sentiranno di continuo versi di canzoni.

Frodo chiede a Baccador chi è Tom Bombadil, incuriosito dalla figura misteriosa. La dama risponde: “è lui.” Vedendo la faccia perplessa dell’Hobbit, continua: “Tom Bombadil è Signore.” Ok, più confuso di prima – ma prima che possa chiedere precisazioni, rientra Tom. È il momento di rinfrescarsi e di pranzare!

Il cibo è (ovviamente) abbondante e di qualità eccezionale, e l’acqua servita inebria gli Hobbit come fosse vino (e giù con altre canzoni!). Finito il pasto, Frodo pone qualche altra domanda a Tom Bombadil, ma le risposte sono criptiche, e arriva il momento di dormire. Frodo ha un sonno agitato e pieno di incubi, ma per gli altri la notte trascorre tranquilla e riposante.

Il mattino porta brutto tempo. Da principio solo nebbia molto fitta, che blocca la vista sulla Foresta, ma pian piano che la giornata passa, scure nubi da nord portano tempesta. È un tempo da racconti, dice Tom Bombadil, e così fa: narra di storie favolose, della Foresta e dell’Uomo Salice, ma anche dei Grandi Tumuli e dei regni che in tempi lontani occupavano quelle terre – solo tombe e spettri rimangono di quella gente. Gli Hobbit si distraggono, ma Tom continua, imperterrito, risalendo le epoche fino al periodo in cui solo i padri degli Elfi vivevano nella Terra di Mezzo.

Si è fatta notte, e le stelle brillano in cielo. Frodo prova nuovamente a chiedere a Tom chi egli sia. Ancora una volta, la risposta è semplice ma estremamente complessa: Tom Bombadil dice di essere se stesso, niente di più, niente di meno. È il più anziano, dice, ed era qui prima del fiume e degli alberi, prima degli Elfi e degli Uomini, prima dell’Oscuro Signore.

Baccador ferma questi discorsi, annunciando che la cena è pronta, ed è ora di ridere e stare in allegria. In effetti, gli Hobbit, ascoltando le storie, si sono completamente dimenticati delle colazioni, del pranzo, della merenda, e si accorgono di essere affamati. Ancora una volta, fiumi di cibo e canzoni occupano la grande stanza centrale della casa nel bosco. Tom continua con i suoi racconti, e gli Hobbit scoprono (anche se ormai non si sorprendono più), che sa molto di loro e delle loro famiglie, e anche della Contea. Chiacchiera spesso con Maggot il fattore, dice. In più, pare che Gildor l’avesse avvisato dell’arrivo degli Hobbit, in qualche modo.

All’improvviso, Tom chiede a Frodo di mostrargli l’Anello. Frodo, con sua sorpresa, lo toglie di tasca e glielo porge immediatamente. Tom Bombadil lo osserva per un attimo, per poi scoppiare a ridere. Se lo infila poi nel dito, e lascia esterrefatti gli Hobbit: non è diventato invisibile! Sembra che l’Anello non abbia effetto su di lui. Quando lo restituisce a Frodo, questi vuole accertarsene, e dopo una rapida controllata alle apparenze, se lo infila al dito: lui sì che scompare, ma gli occhi di Tom Bombadil lo vedono comunque.

Dopo questo piccolo incidente, tutto fila liscio. L’indomani gli Hobbit devono partire, finché il tempo regge. Decidono di passare per il confine occidentale dei Tumulilande per accorciare la strada – Tom li rassicura, e se non si mettono a ficcare il naso nelle tombe e caverne, non dovrebbero correre rischi. In più, se proprio hanno bisogno di aiuto, ha pronta una strofa da cantare.

Il commento di LoC

Un capitolo corto, in cui pare non succedere gran che, ma che in realtà funge quasi da spartiacque tra l’introduzione al romanzo e il corpo vero e proprio. Certo, avevo già detto la stessa cosa per l’introduzione “ufficiale”, e poi anche per il capitolo della festa di Bilbo, ma la funzione di questa divisione è di tipo diverso. Finora, siamo rimasti in territorio conosciuto, anche se via via ci allontaniamo sempre più (e Sam non perde occasione per ricordarcelo): casa Baggins da principio, poi Hobbiville, i campi della Contea, i boschi e il ruscello Scorta, la fattoria di Maggot e il Traghetto, e infine la Terra di Buck, oltre il Brandivino (quale confine naturale migliore di un fiume?). La Vecchia Foresta è il primo vero posto con cui nessuno degli Hobbit ha familiarità: Merry ne conosce solo la parte vicina alla Siepe, e comunque ci è sempre andato per poco tempo e di giorno soltanto.

L’ignoto è quindi, per la prima volta, davvero presente nella storia a partire dal capitolo precedente, La Vecchia Foresta. Ma è in questo capitolo che ne capiamo l’enorme vastità: Tom Bombadil è una creatura aliena, che racconta di fatti successi migliaia di anni prima come se li avesse vissuti di prima persona. È il più anziano, dice, il Messere, e su di lui nemmeno l’Anello ha effetto. Non ci facciamo ingannare dal suo aspetto bizzarro e dal comportamento allegro e spensierato, come succede agli Hobbit (a eccezione di Frodo, forse, che è sempre pronto a fare una domanda in più). Capiamo, osservando Tom Bombadil, che il Signore degli Anelli non è una semplice storia fantastica scritta su due piedi, ma qualcosa di estremamente complesso e intricato.

E soprattutto capiamo che i pericoli che aspettano gli Hobbit non sono semplici, seppur misteriosi, personaggi incappucciati a cavallo. Già l’indomani, alla partenza, ci sarà da passare pericolosamente vicino ai Tumulilande, la cui storia Tom Bombadil non si è trattenuto dal raccontare. In epoche lontane, un grande Regno di Uomini abitava quella terra, e costruivano tombe e le riempivano di ricchezze e utensili, per onorare i loro morti – ora, rimangono solo spettri, che non esitano ad attaccare chi si avvicina.

In tutto questo, rimane sempre costante una domanda essenziale: chi è Tom Bombadili?

In realtà, nessuno ne è del tutto sicuro. Tolkien stesso ha scritto più volte di non saperlo nemmeno lui, e che forse è meglio non sbrogliare il mistero. Qualcuno lo ha, erroneamente, identificato come Dio (Baccador dice Lui è, e Tom stesso si chiama Il Signore), ma non è la risposta corretta, come spiega Tolkien in una delle sue lettere:

Frodo has asked not “Whats is Tom Bombadil” but “Who is he”. We and he no doubt often laxly confuse the questions. Goldberry gives what I think is the correct answer. We need not go into the sublimities of “I am that am” [God’s word to Moses in Exodus 3:14] – which is quite different from “he is”.

Letters of J.R.R. Tolkien (1981, 191-2)

Il potere dei nomi è presente in moltissime religioni e mitologie lungo tutta la storia dell’uomo, ed è parte integrante di moltissima letteratura fantastica (per esempio, nella Saga di Earthsea di Ursula K. Le Guin, dalla quale ha probabilmente preso spunto Christopher Paolini per la magia in Eragon). Conosce il vero nome di qualcuno o qualcosa dà potere su di esso, ed è un tema che torna di continuo nel Signore degli Anelli – basti pensare al fatto che il viaggio di Frodo (e quindi il romanzo intero) è forzato dal fatto che il Nemico conosce due semplici, innocui nomi: Baggins Contea.

Detto questo, rimane il problema che Tom Bombadil non appartiene a nessuna delle categorie di creature della Terra di Mezzo, e nemmeno in quelle del Silmarillion o le altre opere di Tolkien. Non è elfo, uomo, hobbit, nano, su cui l’Anello avrebbe effetto istantaneo. Non è nemmeno uno Stregone, il cui numero è conosciuto. È antichissimo, e quindi si esclude che sia un qualche tipo di essere creato con la magia (come i Draghi o gli Uruk-hai). Qualcuno ha ipotizzato che sia un Ainur o un Maia, semidei del pantheon tolkeniano, ma è difficile affermarlo con sicurezza. Durante il Concilio di Elrond (qualche capitolo più avanti), si parla di Tom Bombadil come se fosse collegato alla Terra stessa, ma anche in questo caso è davvero difficile estrapolare qualcosa di preciso e sicuro.

In sostanza, Tom Bombadil è uno dei misteri più inspiegabili del Signore degli Anelli, ed è chiara intenzione di Tolkien che lo rimanga a lungo. Tom semplicemente è se stesso, niente di più, niente di meno. Qualcosa di antico e potente, ma anche strano e alieno.

Cattivo della settimana

Nessun cattivo, yey!

Citazioni della settimana

“Chiudiamo fuori la notte! Forse temete ancora le nebbie oscure e le ombre minacciose degli alberi e le acque profonde e gli esseri malvagi. Non abbiate più paura! Per questa notte siete sotto il tetto di Tom Bombadil” – Baccador

“Tom Bombadil è il Messere. Nessuno ha mai afferrato il vecchio Tom mentre camminava nella foresta, o mentre guadava il fiume, o mentre saltellava sulla sommità delle colline, sotto i raggi del sole o nell’oscurità. Egli non ha timore. Tom Bombadil è Signore.” – Baccador

E Tom continuava cantando a risalire le epoche, fino all’antica luce stellare, quando solo i padri degli Elfi vegliavano. Poi all’improvviso smise di parlare, e videro che la testa gli cominciava a ciondolare, come se stesse per addormentarsi. Gli Hobbit sedevano immobili e silenziosi, estasiati; e parve che il sortilegio delle sue parole avesse placato il vento, asciugato le nuvole e allontanato la luce del giorno per far posto all’oscurità giunta dall’Ovest e dall’Est: il cielo era inondato dal bagliore di bianche stelle.

“Il più anziano, ecco chi sono. Ricordate, amici, quel che vi dico: Tom era qui prima del fiume e degli alberi; Tom ricorda la prima goccia di pioggia e la prima ghianda. Egli tracciò i sentieri prima della Gente Alta, e vide arrivare la Gente Piccola. Era qui prima dei Re e delle tombe e degli Spettri dei Tumuli. Quando gli Elfi emigrarono a ovest, Tom era già qui, prima che i mari si curvassero; conobbe l’oscurità sotto le stelle quand’era innocua e senza paura: prima che da Fuori giungesse l’Oscuro Signore” – Tom Bombadil


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