Quando Warcraft: Orcs & Humans fu rilasciato, io avevo appena 6 anni, e ovviamente di Blizzard Entertainment non sapevo nulla. Ai tempi, i videogiochi su PC (ancor di più in Italia) erano qualcosa di relativamente poco comune, e nonostante in casa avessimo un vecchio IBM i386 con Dos, giravano soprattutto giochi relativamente semplici come Lemmings o Doom, non complessi RTS. Le cose cambiarono alcuni anni più tardi: nel 1998 (avevo 10 anni) usciva Starcraft, e all’incirca in quel periodo avevamo fatto l’upgrade a un (allora potente) Pentium III – oh boy, quante centinaia di ore avremmo passato negli anni successivi, io e amici, su Starcraft e Brood War! Proprio per l’adorazione per Starcraft, decisi di provare un altro gioco di strategia in tempo reale di Blizzard, uscito non molto tempo prima e di cui era stata appena pubblicata una nuova edizione (o forse era venduto assieme a una delle tante riviste che giravano all’epoca): Warcraft II: Tides of Darkness con l’espansione Beyond the Dark Portal.
Il mio primo impatto con Warcraft fu quello, e fu decisamente grandioso. Per un ragazzo cresciuto con fantascienza e fantasy, l’accoppiata Starcraft e Warcraft era perfetta. C’erano alieni e tecnologie misteriose da una parte, storie epiche e orchi e elfi dall’altra. Warcraft, tra l’altro, era un bel salto dal fantasy di stampo tolkeniano (deriva quasi direttamente da Warhammer), ed era ancora più interessante proprio per quel motivo. Un altro assaggio di quel mondo arrivò nel 2002, con Warcraft III: Reign of Chaos. Ambientato decenni dopo i giochi precedenti, racconta una storia completamente nuova, pur nella stessa ambientazione. Nel 2004, con World of Warcraft, venne pubblicato l’mmorpg per eccellenza, che continua tutt’ora con successo – personalmente, non ho iniziato a giocare a WoW fino al periodo tra la fine di The Burning Crusade e l’inizio di Wraith of the Lich King, l’espansione del 2008, ma da allora, nei 5-6 anni successi, ho speso probabilmente migliaia di ore in quel gioco.
Come si può intuire, la maggiore qualità di Warcraft è da ricercare nella capacità di Blizzard di creare un mondo realistico, complesso e profondo, in cui ogni gioco si può situare come parte di qualcosa più vasto, vivo e dinamico. Ogni piccolo dettaglio contribuisce a dare l’idea che ci sia sempre qualcosa in più, che è descritto e raccontato da qualche altra parte, o lo sarà in futuro. Livellando in World of Warcraft si può incontrare un personaggio di Warcraft II, o si può attraversare una zona in cui ha luogo un combattimento in Warcraft III. Le pagine delle varie wikipedia dedicate a Warcraft sono zeppe di dettagli, e in molti casi sono talmente lunghe (40-50 mila caratteri) da poter essere considerate quasi racconti lunghi. Romanzi, giochi, cinematiche, fumetti: sono tutti parte di un unico vasto universo.
Vi starete chiedendo, a questo punto, quale è il senso di questa lunga introduzione alla recensione. Presto detto: Warcraft – L’inizio è integrato esattamente allo stesso modo con gli altri prodotti dell’universo Warcraft. Ancor di più se si considera che è una sorta di remake degli eventi del primo videogioco della serie, Orcs & Humans: la storia raccontata è la stessa (l’invasione degli Orchi dal loro pianeta di origine attraverso il Portale) ma è espansa e aggiornata con tutto quello che è stato aggiunto negli ultimi 20 anni. Pur offrendo una sorta di rapida introduzione durante la prima mezzora, il film è decisamente mirato a chi già conosce Warcraft, inserendo continui rimandi ai videogiochi (particolarmente Wow) che risultano incomprensibili ai profani.
Molte delle recensioni negative che ha ricevuto Warcraft sono, senza dubbio, scritte da recensori che non conoscono il mondo in cui è ambientato. Il che, intendiamoci, non è per forza di cose giusto o sbagliato: solo, bisogna valutare l’audience a cui mirava Duncan Jones e regolarsi di conseguenza. Se il film è dedicato, come mi sembra piuttosto evidente, ai fan (si parla di numeri vicino a 100 milioni, se si considera che solo il picco degli iscritti a World of Warcraft aveva superato i 12 milioni nel 2010), diventa davvero difficile criticare il film per non essere chiaro ai neofiti o per correre troppo senza approfondire i personaggi. Ho letto deliranti paragoni con il Signore degli Anelli, come se essere un fantasy automaticamente significhi essere un clone del capostipite del genere – chiaramente, è un ragionamento fallace, privo di qualsiasi consistenza, e il solo fatto che venga proposto è sintomo di un serio problema nel modo in cui viene trattato il fantastico in questi ultimi anni.
ben nove personaggi primari: decisamente troppi
Non che il film non abbia punti deboli. Il maggiore, probabilmente, è il semplice numero di personaggi principali: è fin troppo facile perdersi, almeno durante il primo atto, con tutti i frequenti cambi scena presenti. Tra gli orchi abbiamo Durotan e Draca, il cui figlio nascerà su Azeroth (e sarà, decenni più tardi, Thrall, protagonista essenziale dei videogiochi successivi), ma anche Garona la mezz’orca e Orgrim Doomhammer, secondo in comando di Durotan e futuro Capo dell’Orda. Ah, e non dimentichiamoci di Gul’Dan, il primo Warlock della storia degli Orchi e responsabile per aver creato l’Orda (e anche servitore di un Principe Demone, ma sono dettagli). Tra gli umani, Lothar (Travis Fimmel da Vikings) e Re Llane sono i primi che incontriamo, ma c’è anche il Guardiano Medivh e il suo ex-apprendista Khadgar. Siamo a ben nove personaggi primari, di cui ciascuno ha più o meno lo stesso tempo sullo schermo, a cui vanno aggiunti altrettanti personaggi secondari. Troppi, decisamente troppi.
La storia, pur avendo così tanti protagonisti, è senza dubbio in linea con ciò che di meglio può offrire il mondo di Warcraft. È un racconto di tradimenti, di amicizia e affetto, di guerra e invasioni. Come per i personaggi, anche in questo caso è richiesta quanto meno una infarinatura nel background di Warcraft per comprendere a fondo tutti i dettagli, nonostante, come si è anticipato, la prima mezzora del film è per buona parte dedicata a impostare gli atti successivi e a introdurre ambientazione e protagonisti. Non è, comunque, una trama difficile da seguire, anche se non bisogna confondere semplicità con poco spessore. Una caratteristica che piacerà ai fan di Game of Thrones è il fatto che nessun personaggio è intoccabile, e prima della conclusione ne morirà più d’uno. Sfortunatamente, ha diversi difetti a livello di ritmo, con alcune sezioni che sono affrontate troppo in fretta o toccate di sfuggita, e altre che forse avrebbero potuto essere rimosse.
Non si può a questo punto non fare almeno un cenno alla computer grafica. È sicuramente a un livello più che accettabile, pur richiedendo qualche tempo prima di abituarsi – non sono del tutto sicuro del motivo, ma di primo acchito lascia una sensazione di irreale, forse a causa dei colori troppo intensi o dell’alieno paesaggio di Draenor, il mondo natio degli orchi. Gli orchi sono sicuramente un punto di eccellenza, e sono migliori di qualsiasi precedente apparizione cinematografica. La magia è piuttosto basilare (qualche glifo bluetto o onde di energia verdastra, per lo più), ma è il modo in cui è rappresentata nei videogiochi stessi, quindi non c’è molto margine di miglioramento.
In conclusione, quindi, è davvero difficile valutare correttamente Warcraft – L’inizio. Da un lato, è inevitabile che il warcraft player che è in me sia entusiasta di vedere finalmente al cinema uno dei suoi franchise preferiti, e felice come un bambino di poter riconoscere ogni 20 secondi qualche dettaglio di cui si era quasi dimenticato; dall’altro lato, come amante del fantastico (ricordo a tutti di dare un occhio alla mia rilettura settimanale del Signore degli Anelli!), non posso non notare i numerosi difetti in personaggi, trama, ritmo. Un buon compromesso, penso, è il seguente: si tratta di un film che, pur avendo diversi problemi, risulta piacevole e divertente, soprattutto per i fan di Warcraft; chi non conosce (o non ama) il franchise o chi tende a trovare tediosi i film di “alto fantasy”, troverà probabilmente questo film mal fatto e forse addirittura noioso.
Decidete a quale gruppo appartenete, e regolatevi di conseguenza.