Siamo arrivati al nono film della serie X-Men (chi l’avrebbe mai pensato, all’alba degli anni 2000, che un film con appena 75 milioni di dollari di budget avrebbe dato il via a una tale ondata di film sui supereroi?), e dopo l’ottima prova di Deadpool e i due film del reboot si avevano buone speranze per questo film. Sfortunatamente, il franchise mostra chiari segni di stanchezza, e nemmeno l’eccellente cast e il ritorno al timone di Bryan Singer (regista dei primi x-men) sono abbastanza per salvare X-Men: Apocalypse.
I problemi sono tanto numerosi che è difficile decidere con cosa iniziare.
La trama è praticamente inesistente. Lungo tutto il corso del film, non è chiaro cosa stia succedendo o quali siano le motivazioni o gli obiettivi dei personaggi. È un susseguirsi di scene continuamente scollegate e senza ritmo. Apocalypse si risveglia dopo qualche millennio di sonno forzato, e decide di distruggere tutto – se pensavate, avendo visto il trailer, che ci fosse qualcosa di più sotto, dormite pure sonni tranquilli: è tutto qui. Non c’è nessun desiderio di vendetta, nessun tentativo di rendere il mondo un posto migliore. Solo “il più forte sopravvive, quindi spacco tutto”.
Apocalypse non è l’unico personaggio mal scritto: ogni singolo avversario degli X-Men sembra essere uscito da una scatola di corn-flakes. Psylocke, Angelo e Storm hanno, in totale, forse meno di 20 linee di dialogo, e tutti e tre sembrano seguire Apocalypse nella sua maniacale distruzione del mondo solo perché può rendere i loro poteri un pizzico più forti (e colorare i capelli di Storm, bianchi e alla moda).
Magneto è forse l’unico, tra i “cattivi”, ad avere un background interessante e un arco narrativo di spessore, pur se portato all’estremo e a tratti ridicolizzato. Certo, è difficile ormai mancare il bersaglio quando si parla di Magneto (è il più iconico degli X-Men, sicuramente anche grazie alla precedente interpretazione da parte di Ian McKellen), ma non si può mai essere sicuri. Michael Fassbender (l’abbiamo visto recentemente nel trailer di Assassin’s Creed) si mostra, come al solito, un fantastico attore, ma nemmeno la sua performance è sufficiente a salvare il team Apocalypse.
Anche gli X-Men, pur avendo decisamente più spazio sullo schermo, sono per buona parte mal scritti e sotto utilizzati. Il problema maggiore, qui, è che ci ritroviamo con troppi personaggi, e non si ha materialmente il tempo per approfondirli tutti (anzi, proprio nessuno). Conosciamo la “vecchia guardia” (Xavier, Beast, Mystica) solo per i film precedenti, perché in questo non hanno alcuno spessore, e sono ridotti a poco più di personaggi stereotipati: Xavier è la figura paterna per la nuova generazione di mutanti, Beast è il tipico nerd da film, e Mystica la ribelle con il buon cuore – nulla di più. I nuovi arrivi sono altrettanto poco sviluppati: Ciclope e Jean Grey/Fenice (Sophie Turner , direttamente da Game of Thrones) sono appena approfonditi di passaggio, e l’unica cosa che il film si assicura di farci capire è che sono entrambi considerati dei mostri dai loro coetanei, e Nightcrawler è il deus ex machina della situazione (teletrasporto, yea!), ma ehi, almeno ogni tanto lo vediamo pregare e ha un accento tedesco.
L’unico a risaltare è Quicksilver, grazie a un’ottima performance di Evan Peters e a un arco narrativo leggermente più ampliato degli altri. Sua è la scena più divertente del film, anche se è qualcosa che abbiamo già visto in Giorni di un Futuro Passato. Anche nel suo caso, però, si sarebbe beneficiato grandemente da più tempo sullo schermo.
Solitamente, posso perdonare uno script mediocre e personaggi fatti con il pongo, se almeno il film è divertente e le scene d’azione sono ben fatte. Non è questo il caso. I nuovi X-Men sono tutti inesperti e praticamente inutili in combattimento, mentre i “vecchi” sono, per la maggior parte del tempo, resi inoffensivi da opportune gabbie e armi anti-mutante. Per il 90% del film, quindi, i protagonisti non fanno altro che girare a vuoto, e non in un modo piacevole per lo spettatore.
Anche il potentissimo Apocalypse (sulla carta, il più forte mutante mai esistito) è inesplicabilmente praticamente mai utilizzato. Anche nel combattimento finale, è assente per i tre quarti del tempo, lasciando i suoi (inefficaci) 4 cavalieri a tenere a bada gli (altrettanto inefficaci) X-Men, in un tripudio di fail continui.
In sostanza, quindi, pur non essendo il peggior film sugli X-Men mai fatto (Le Origini: Wolverine e X-Men: Conflitto Finale sono senza dubbio i primi in questa categoria), è nettamente inferiore agli standard impostati dal reboot/prequel del 2011. Personaggi poco sviluppati, trama inesistente, e azione sotto tono impediscono al fantastico cast di rendere X-Men: Apocalypse un film piacevole e divertente.