Dieci anni fa usciva Iron Man, e nasceva ufficialmente l’Universo Cinematico Marvel. Tante recensioni hanno scelto questa data per dare un significato particolare a Infinity War: certo, fu il primo film prodotto in casa dai nuovi studi Marvel (che solo un anno dopo sarà Disney), ma il successo dei supereroi al cinema durava già da diversi anni – anzi, per la precisione, c’è da aggiungere altri 10 anni per tornare a Blade e 8 per X-Men, veri apripista della rinascita dei fumetti al cinema.
Il 2008 è stato un anno di svolta per un motivo diverso: l’eccezionale The Dark Knight (DC invece di Marvel, ma poco cambia) supera il miliardo di dollari di incasso, dimostrando definitivamente che i supereroi sono una miniera d’oro il cui potenziale si era appena iniziato a scalfire. E, da allora, altri sette film hanno compiuto l’impresa, quasi uno all’anno.
Perché questa lunga introduzione, vi chiederete. La tabella qui sotto aiuta a capirlo. I primi anni si avevano appena due o tre film all’anno, con qualche rara punta di quattro o cinque quando i vari sequel si incastravano (per coincidenza) tra loro. I successi del 2008 hanno messo in moto la macchina hollywoodiana: tempo un paio d’anni per produzione e riprese, ed ecco il boom. Fino ad arrivare, dal 2016 in poi, a ben 6 film all’anno. E per il 2019 sono previsti ben nove film.
Mi sento quindi in un certo perdonato, quando sostengo di soffrire la “fatica da supereroi”. Ed è questo il punto che mi premeva sottolineare attraverso questa lunga introduzione: il mio limite è forse più basso della media, ma prima o poi lo raggiungeremo in molti. Non credo produrre sei (o nove!) film sui supereroi all’anno sia sostenibile ancora a lungo. E la “fatica da supereroi” non può che inficiare il proprio godimento e apprezzamento per un film come Infinity War.
Che, intendiamoci, tecnicamente è pressoché perfetto.
Oltre all’ovvia altissima qualità di effetti speciali e montaggio sonoro, che ormai sono dati per assodato per le grandi produzioni Marvel, è particolarmente impressionante come regista e sceneggiatori siano riusciti a infilare così tanti personaggi in un solo (lungo) film, senza finire in un (perdonatemi il lessico) casino completo – come accadde, per esempio, al mediocre Age of Ultron o ai crossover DC Suicide Squad e Justice League.
Merito sicuramente della complicata ma competente struttura narrativa. I personaggi sono divisi in gruppi di ridotte dimensioni, composti da coppie o al massimo tre-quattro supereroi, con sotto trame sostanzialmente indipendenti una con l’altra che si intrecciando occasionalmente, dando realmente l’idea di un evento di portata cosmica. Oltre all’ovvio beneficio di non trovarsi contemporaneamente con una dozzina di personaggi impossibili da gestire, è una scelta che consente anche di dare spazio ad ogni singolo eroe, che può mostrare i suoi punti forti pur comparendo sullo schermo per un tempo totale ridotto.
È scontato che una simile manovra può funzionare solo in virtù del fatto che abbiamo avuto ampie occasioni per conoscere i supereroi Marvel nella dozzina di film precedenti. Infinity War non introduce nessun personaggio nuovo, e pure Thanos era già presente, oltre che come cameo in innumerevoli occasioni, nei Guardiani della Galassia. Uno spettatore rimasto indietro in materia di Universo Cinematico Marvel si è senza dubbio trovato di fronte a un film, per lui, assolutamente confusionario, al limite dell’incomprensibilità.
Nonostante l’azzeccata struttura narrativa, Infinity War cade, nell’ultimo atto, negli stessi tranelli che tanto hanno penalizzato i crossover citati più sopra. Quando un nutrito gruppo di personaggi si riunisce a Wakanda, si ha la solita lunga scena d’azione in cui i nostri eroi devono sconfiggere orde di nemici senza cervello intervallati qui e là da un paio di avversari di “livello più alto”. Non nascondo il fatto di essermi annoiato, controllando l’ora più volte.
In generale, comunque, è un film divertente, che, nonostante il tema potenzialmente molto “dark”, rimane sempre leggero – quasi troppo, oserei dire. Non siamo ai livelli dei Guardiani della Galassia, ma di certo lontani dai toni più grigi di Civil War. Non ci si allontana, insomma, dalla ricetta Marvel: cattivo X vuole conquistare la Terra (magari con qualche super arma), i buoni devono allearsi e trovare un MacGuffin per salvare tutti, e in mezzo risate a piacere (“siamo a tre battute negli ultimi cinque minuti, signora, lascio?”).
Pur evitando spoiler, mi preme sottolineare inoltre come, a mio parere, l’obiettivo di Thanos (e, di conseguenza, il senso del film stesso) sia al limite del non-sense: dal super cattivo celebrato da così tante recensioni (“miglior avversario Marvel di sempre” – come se fosse così difficile) mi aspettavo un piano più razionale e grandioso. Da notare che il fumetto ha ricevuto, negli anni, critiche del tutto simili: per il film, forse, si sarebbe potuto modificare la storia e renderla più moderna.
Da apprezzare, infine, l’ultima sezione, molto emozionale e sorprendentemente ben eseguita (e, aggiungo, già fonte di innumerevoli meme). Non aspettatevi, chiaramente, una conclusione netta: ci sarà da aspettare un altro anno prima della seconda parte – che, almeno, è stata girata assieme alla prima, alla Signore degli Anelli (o i due Matrix, giusto per tenere le aspettative più basse).
Resta comunque valida la domanda iniziale. Quanto del mio giudizio è dovuto alla “fatica da supereroi”? Non ne sono sicuro. Forse tre o quattro anni fa avrei ritenuto Infinity War, se non un mezzo capolavoro, almeno uno dei migliori film sui supereroi degli ultimi anni. Oggi, non posso considerarlo più di un film ben costruito, ma che non porta nulla di nuovo nel panorama ormai saturo dei film Marvel e DC.