A Quiet Place

In quanto a originalità, A Quiet Place si trovava senza dubbio al primo posto tra i film degli ultimi mesi. La premessa è semplice: in un non troppo distante futuro, una famiglia deve sopravvivere a delle letali creature aliene che cacciano attraverso il suono, e per farlo il silenzio è l’unica salvezza.

Un fanta-horror, dunque, che ha radici nella fantascienza più classica ma seguendo il formato recentemente reso nuovamente popolare da Cloverfield e i suoi seguiti – vale la pena sottolineare che sarebbe dovuto essere, lo stesso A Quiet Place, uno di questi seguiti. I mostri sono, per buona parte del film, una minaccia sullo sfondo, che sappiamo essere estremamente letali ma che, finché non succede qualcosa, non si fanno vedere. Come in 10 Cloverfield Lane (che io ho tanto adorato da considerarlo secondo miglior film del 2016), l’assenza-presenza della minaccia aliena è il motore che spinge il film, e contribuisce a creare nello spettatore la sensazione di pericolo continuo.

Sensazione accentuata dall’interessantissimo meccanismo del silenzio come unica fonte di salvezza, così efficace che la sala del cinema sembrava completamente vuota. Merito di una attenzione per i dettagli eccezionale: per i personaggi, il silenzio non è solo parlare con il linguaggio dei segni al posto della voce, ma anche camminare su strisce di sabbia a piedi nudi, evitare piatti in ceramica, giocare a monopoli con pedine di stoffa, e così via.

Chiaro, si tratta comunque di un trucchetto che rischia di scadere nel banale e, soprattutto, di richiedere una fin troppo vasta sospensione dell’incredulità, ma fortunatamente John Krasinski (regista e protagonista) ne è stato pienamente consapevole. A Quiet Place è lungo quanto basta per non dare il tempo allo spettatore di farsi domande senza risposta e per reggere una trama tutto sommato semplice e lineare.

Un innegabile merito è anche da dare agli attori, tutti a loro agio ed efficaci nel trasmettere l’urgenza del silenzio e la vita in un mondo tutto sommato post apocalittico. Emily Blunt (sposata a Krasinski dentro e fuori dal film) è eccezionale, e si conferma una delle mie attrici preferite nella fantascienza (era in Looper, Edge of Tomorrow, e The Adjustment Bureau, tra gli altri). Anche i bambini fanno, stranamente, un buon lavoro lungo tutto il film, in particolare Millicent Simmonds, attrice realmente sorda.

Fotografia e musica sono altrettanto soddisfacenti, e restano in perfetta armonia con il resto del film, se non forse nell’ultima parte, che tende un po` a perdere la concentrazione a favore di una lunga scena d’azione che poteva essere ridotta o evitata quasi completamente. Krasinski è, comunque, un regista sicuramente da tenere sotto controllo.

Non posso, quindi, che suggerire A Quiet Place. Minimalista, intenso, originale, di una esecuzione per buona parte di ottima qualità. Ed è piaciuto pure a me, che di solito non sopporto gli horror – vorrà dire qualcosa, no?

Voto Finale: 8.25/10