Dopo le brevissime clip di qualche settimana fa, finalmente abbiamo la possibilità di dare un’occhiata più estesa al film su Ghost in the Shell in uscita il prossimo anno, con Scarlett Johansson nel ruolo del Maggiore Motoko Kusanagi. Com’è noto, Ghost in the Shell (e i suoi derivati: le tre serie, più i vari film) è il mio anime preferito, e lo ritengo la più alta espressione del cyberpunk in qualsiasi media, oltre a uno dei migliori anime di fantascienza in assoluto. Spero quindi che il mio occhio critico valga qualcosa.
Partiamo dal punto più in discussione: il casting. Scarlett Johansson non riesce a catturare a pieno l’essenza del Maggiore, ma è un compito estremamente difficile e non credo sia possibile trovare un attore in grado di fare un lavoro tanto migliore. Motoko Kusanagi è un personaggio fantastico, ma complesso e sfaccettato: è confidente e determinata, ma allo stesso tempo piena di dubbi sulla sua stessa esistenza e umanità, ed esternamente rimane quasi sempre una presenza aliena e irreale, più simile a un androide che a un essere vivente. Qualche momento in cui ho pensato “sì, questo è il Maggiore”, nel trailer, c’è stato, soprattutto nel finale, e sono abbastanza confidente che nel film ce ne siano di più.
Sempre riguardo al casting, non ha senso parlare di whitewashing (cast di un attore bianco nel ruolo di un asiatico o afroamericano): come al solito, si tratta di discussioni iniziate e portate avanti da persone che non conoscono per nulla le fonti. Il Maggiore è sì giapponese, ma il suo corpo è un modello di aspetto caucasico prodotto in massa – e lei stessa non se ne cura più di tanto: ha cambiato così tanti corpi che per lei sono solo un involucro temporaneo, senza importanza, tanto che non si fa problemi a danneggiarli e cambiarli come se fossero un semplice strumento. Quello che conta, alla fine, è l’anima che quei corpi meccanici custodiscono, il ghost in the shell del titolo.
Il resto del trailer ha qualche ottimo momento, in particolare quando mostra i personaggi secondari come Batou e Hideo Kuze (il “cattivo” che si vede negli ultimi secondi). In più, la città è decisamente cyberpunk, con quel tocco di Blade Runner di cui non ci si può mai lamentare. Gli effetti speciali sembrano ben fatti, e le scene di azione pure, sempre sperando che non ce ne siano troppe.
I punti negativi sono diversi. Innanzitutto, non si sono viste scene nel ciberspazio, che pur essendo relativamente rare anche nel primo film, sono abbastanza iconiche da meritarsi un cenno. Non si è vista nemmeno la Sezione 9, il dipartimento di intelligence di cui fa parte il Maggiore – non è stata nemmeno nominata, come non sono stati mostrati i personaggi che ne fanno parte, se si esclude Batou. Inoltre, a parte qualche frase buttata qua e là (“tutti attorno a me, sembrano connessi a.. qualcosa”), mancano tutte quelle riflessioni filosofiche che hanno reso Ghost in the Shell molto più che un semplice anime di fantascienza con androidi e ologrammi e ciberspazio.
Tutto sommato, quindi, c’è della speranza, anche se il trailer ha numerosi punti deboli. Si spera che nel prossimo trailer o preview mostrino qualcosa in più, per farci cambiare idea.