È finalmente giunto quel momento dell’anno in cui si tirano le fila dei film visti negli ultimi (più o meno) 365 giorni e si decide quali sono stati i preferiti, quali le più grandi delusioni, quali i più emozionanti, e così via in interminabili liste che ci terranno occupati fino al prossimo cambio di calendario.
Il 2021 è stato, per ovvi motivi, un anno molto particolare. In verità, a differenza del 2020, è stato un anno molto prolifico per il cinema, se si escludono i primi infausti mesi. Giusto per dare un metro di paragone, quest’anno ho visto 48 film, di cui ben 38 in sala – nel 2020, invece, i film al cinema erano stati appena 5 (cinque, non è un errore di scrittura!!). Nell’ultimo anno buono pre-pandemia, il 2019, avevo visto 27 film al cinema.
Film al Cinema | Film in Streaming | Film totali | |
2019 | 27 | (non segnati) | 27+ |
2020 | 5 | 4+ | 9+ |
2021 | 38 | 10 | 48 |
Moltissimi dei film usciti sono stati dei “rimandati” dall’anno precedente (e ce ne saranno molti altri anche in questo 2022 in arrivo); tanti altri invece sono produzioni nate e cresciute proprio durante l’era Covid: tra questi, ho notato in alcuni casi un calo di qualità, anche se spesso minimale e relativo unicamente alla post-produzione (specialmente negli effetti speciali), ma nella maggioranza dei film si vede come la macchina di Hollywood stia riuscendo a tornare, pur coi suoi limiti, agli oliati meccanismi di un tempo. Ho ricevuto inoltre molte gradite sorprese da film indipendenti e piccole produzioni, spesso usciti solo in streaming.
Piccola nota sui criteri seguiti per questa lista: non ho dato importanza al voto che avevo assegnato durante l’anno, anche se c’è una evidente correlazione tra la posizione in classifica e la valutazione. Ho cercato di pensare invece sia a quali saranno i film che tra uno, due o dieci anni ricorderò di più, sia a quali film mi hanno più colpito da un punto di vista puramente oggettivo (stile, tecnica, regia, etc.) ma anche emozionale, di primo impatto. Di conseguenza è una lista inevitabilmente soggettiva.
Bando alle ciance: ecco a voi la mia Top 10 dei film preferiti del 2021!
10. The Last Duel
Se c’è qualcuno che sa girare film epici storici, è sicuramente Ridley Scott.
Film intrigante, spesso macabro e violento, avvincente, ma anche estremamente realistico nel raccontare quello che davvero era la vita nel tardo medioevo europeo, tra mercenarismo, rapporti di potere, chiesa e nobili, e una società prepotentemente maschile. Ottimi Matt Damon, Adam Driver e Ben Affleck, ma anche e soprattutto Jodie Comer. Script decisamente interessante, con il film diviso in quattro atti in un ri-raccontare la stessa storia in un gioco di “lui dice-l’altro dice-lei dice” in cui non si sa mai per chi tifare.
9. Il Potere del Cane
Un western che propone uno spaccato di vita nella patriarcale america di inizio novecento, ma che senza dubbio accompagnerà molti spettatori a una riflessione sul mondo contemporaneo.
Ottima regia, fantastica fotografia, ma soprattutto grandissime performance di tutto il cast – su tutti, ovviamente, Benedict Cumberbatch. Film a tratti molto lento, psicologico, ma che forse si perde un pizzico per strada nel mezzo per poi concludere quasi di fretta nell’ultimo atto, lasciando un inevitabile gusto amaro in bocca (ma non potrebbe finire in nessun altro modo).
8. Suicide Squad
James Gunn si è dimostrato la persona perfetta per l’ennesimo reboot della Suicide Squad.
Film irriverente, divertentissimo, violento, senza freni, ma con il cuore. E se questo non bastasse, si aggiunge un cast davvero perfetto e affiatato. Certo, è un po` troppo “Guardiani della Galassia” con lo stampino (grafiche e musiche comprese), ma per ora non siamo ancora stufi, ed è quello che Gunn sa fare meglio di chiunque altro.
7. A Quiet Place 2
Un ottimo sequel. Come nel primo film della (immagino) futura trilogia, la tensione è tenuta sempre molto alta, senza mai scadere nella banalità degli horror che si affidano a un unico espediente per tenere gli spettatori interessati – rischio che era senza dubbio molto presente. Resta invece sempre originale nel mostrare i modi in cui gli umani sopravvivono in un mondo in cui i suoni sono pericolo.
Ci vengono inoltre mostrati quegli scorci di vita post-apocalittica che io adoro sempre: com’è ovvio, il nemico non sono solo gli alieni, ma anche gli altri esseri umani. Homo homini lupus. Ho apprezzato molto che la trama sia rimasta in scala ristretta, senza esagerare. Unica critica è forse che il terzo atto non è completamente legato al resto del film, dando un po` la sensazione che si tratti quasi di un “altro episodio” di una serie TV.
6. Last Night in Soho
Dallo stile inconfondibile di Edward Wright, un film interessantissimo che giace al crocevia tra mille generi diversi: un po` thriller, un po` mistery, ma anche horror, drama e chi più ne ha più ne metta.
Cast da paura (ovvi Anya Taylor-Joy e Matt Smith, ma anche e soprattutto Thomasin McKenzie) e musiche che fanno ovviamente da regina. Anche la fotografia è eccezionale, e i salti tra presente e passato, soprattutto nelle scene del ballo e della festa, sono straordinari.
Mi ha un po` perso nel terzo atto, in cui fa una virata improvvisa e inaspettata sull’horror puro, come se non sapesse bene come arrivare alla conclusione.
5. Freaks Out
Caso più unico che raro, una produzione italiana si inserisce di prepotenza in una mia Top 10.
È un film dolce-amaro, spesso deliberatamente inquietante e grottesco, ma di una bellezza e sentimento unici. Cast azzeccatissimo, musiche grandiose ed emozionanti, fotografia impeccabile, e su tutto una sceneggiatura originale che è la perfetta decostruzione “nostrana” dei film sui supereroi hollywoodiani.
Unica critica all’ultimo atto, che dura eccessivamente perdendosi un po` nell’ultima mezzora. Come dire: riesci a fare un film originalissimo sui supereroi, e poi nel finale mi metti la solita battaglia finale alla Marvel che ormai non sopporto più? Peccato.
4. West Side Story
Ci sono alcuni film che non andrebbero mai toccati. O, almeno, così pensavo prima.
E invece mi sono ritrovato di fronte a un classico riportato alla luce con la maestria e bravura dello Spielberg migliore. Tutto è spinto al massimo, con risultati favolosi: dal casting eccezionale, all’incredibile coreografia, dalle interpretazioni canore dense di emozione e bravura, a una fotografia grandiosa e avvolgente. E su tutto una carica emotiva che non può lasciare indifferenti, nonostante la storia di Giulietta e Romeo la conosciamo ormai alla perfezione.
Alcuni remake non andrebbero mai fatti, e altri invece costruiscono sull’originale, migliorandolo e rendendo nuovo. West Side Story è uno dei migliori esempi di quest’ultima tipologia. Grande Spielberg.
3. Nomadland
Sono stato a lungo dubbioso se inserire Nomadland nella lista di quest’anno: è pur sempre un film del 2020, anche se di fatto è uscito quasi ovunque solo nel 2021 inoltrato (e io, infatti, l’ho visto a maggio). Poi ho pensato che sicuramente in qualche lista si merita di essere inserito, o sarebbe un crimine contro l’umanità: e quindi, eccolo qua.
Tra docufilm e storia di vita, cattura perfettamente l’irrequieta vita dei lavoratori nomadi d’America, intrecciata indissolubilmente alla terra e ai suoi ritmi. Certo, è un film lento, ma come è lenta la storia che racconta – e non si sarebbe potuto fare con nessun altro ritmo.
Il più grande successo di Chloe Zhao è che riesce a raccontare una storia con una naturalezza perfetta, quasi come se la telecamera riprendesse per caso scene reali di vita vissuta. Si passa da viste straordinarie sulla natura selvaggia degli States (la fotografia di questo film, wow!), a spaccati di vita comune, a veglie attorno al fuoco, senza nemmeno rendersene conto.
Impossibile non dare dei meriti anche a Frances McDormand, che con la sua performance trascina il film alle vette che si merita.
2. Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight)
David Lowery si conferma uno dei più interessanti registi “indie” sulla piazza.
Film molto lento e artistico, che sa essere intrigante e misterioso ma anche emotivo e di forte impatto. Lowery riesce a lavorare e ricamare sull’originale poema cavalleresco del ciclo Arturiano, restando sempre in equilibrio tra rispetto e rielaborazione, tra fedeltà alle fonti e inevitabile modernizzazione.
La fotografia, la musica, i dialoghi, i costumi, tutto è gestito con una maestria quasi totale e maniacale. Per tutto il film si ha la sensazione di essere davvero in un racconto cavalleresco, in quello strano mondo tra sogni e realtà, in cui si può passare in un battito di ciglia dai resti dei campi di battaglia a volpi parlanti, da dame del lago a castelli e giganti. Tutto senza, però, mai perdere lo sguardo da quella che è la quest finale, quel Cavaliere Verde che attende nella chiesa ai confini del regno.
Grandissime performance degli attori protagonisti. Dev Patel è uno dei migliori casting che io ricordi negli ultimi anni: emana un’aura da nobiltà (è il nipote di Re Artù, a conti fatti) che però ci ricorda continuamente una vulnerabilità intrinseca, appesantita da tutte le scelte ed errori fatti durante il film. Eccezionale anche Alicia Vikander.
Si tratta, in ogni caso, di un film sicuramente polarizzante: i miei complimenti possono tranquillamente diventare i punti principali di una corposa critica al film. Se piacciono questo tipo di film (ad esempio, “A Ghost Story”, per restare su David Lowery), sicuramente anche questo sarà di gradimento.
1. Dune
Per chi non mi conoscesse: Dune è il mio romanzo di fantascienza preferito. Penso di averlo letto almeno una dozzina di volte, a cui si aggiungono tutti gli altri libri del ciclo, prequel e spinoff e così via. Potrei sembrare, quindi, un po` di parte – e forse è così. Ma di sicuro Dune è uno di quei capolavori della fantascienza (come Fondazione di Asimov) che sono sempre stati considerati difficilissimi (se non impossibili) da adattare al grande schermo: e infatti il tentativo di Lynch è andato decisamente male, quello di Jodorowsky non ha nemmeno superato l’inizio le riprese, e le mini-serie di SyFy Channel sono uscite mediocri e dimenticabili.
Ma Villeneuve ci riesce (di nuovo, se pensiamo che lo stesso si diceva anche di Blade Runner 2049).
Film maestoso, spettacolare, con un buon ritmo e un casting da paura. Uno dei più grandi punti di forza di Villeneuve è essere in grado di dare pienamente il senso di scala delle sue scene: un’astronave della Gilda sembra davvero enorme, la visita dell’emissario dell’Imperatore è davvero un evento importante che richiede centinaia di truppe in uniforme, i vermi sono davvero capaci di inghiottire intere mietitrebbie – e gli esempi potrebbero continuare senza sosta.
Le perfomance sono altrettanto ottime. Da Rebecca Ferguson a Oscar Isaac, da Timothee Chalamet a Bautista, da Momoa a Zendaya: nessuno è fuori posto, nessuno è un cast sbagliato, nessuno recita male o non da il meglio di sé.
La colonna sonora di Hans Zimmer è una delle sue migliori in assoluto. Certo, non c’è il tema memorabile che ti resta in testa, ma ha l’assoluto pregio di essere costruita apposta per accompagnare le immagini e l’azione, spaziando da suoni più classici e sinfonici per gli Atreides, a musiche tribali per gli Harkonnen, con in mezzo tutta una gamma di sound che vogliono richiamare scenari naturali più o meno alieni.
Unica critica sarebbe potuta essere un finale che di fatto è un “to be continued” (anche se lo si sapeva già): ma appena una settimana dopo l’uscita al cinema è stato confermato il secondo capitolo, che io credo sarà sicuramente all’altezza di questo.