Tenet: una corsa contro il tempo che regala ottimo cinema [recensione]

Era destino che, dopo lunghi mesi di latitanza, fosse un film di Nolan a farmi tornare su queste pagine. E che, tra tutte le sue produzioni, fosse proprio quella più difficile da valutare oggettivamente.

Tenet è, di fatto, il progetto più grandioso e complesso di tutta la carriera di Nolan: gioca con il trascorrere del tempo come Memento, danza con la mente degli spettatori come Inception, ricama sui paradossi alla pari di Interstellar, e tenta di andare oltre inventandosi e provando qualcosa che non si era mai visto prima – almeno, non su questa scala. Non è un caso che tanto abbia cercato, nonostante il covid, di forzarne l’uscita in sala.

Certo, non tutto funziona a dovere, e, come in tutti i film in cui si cerca di scardinare l’inevitabile linearità temporale del nostro universo, è facile trovare qualche difetto logico o debolezza nella sceneggiatura. Nolan resta però sempre ancorato quasi disperatamente alle sue stesse regole e leggi fisiche, a quell’originalissimo meccanismo dell’inversione temporale che si tesse nella trama come un nastro di Möbius in un quadro di Escher. E quando sa che non può andare oltre, il film stesso ci distoglie l’attenzione come in un elaborato labirinto di specchi, ricordandoci che il paradosso del nonno è insolvibile e proponendoci, come distrazione, un paio di combattimenti ed esplosioni.

Qui sicuramente Tenet dà il meglio di sé. Nolan è migliorato parecchio, negli ultimi anni, nella gestione dei momenti d’azione, con risultati assolutamente di alto livello. La sua maniacale attenzione ai dettagli regala numerose soddisfazioni, soprattutto quando alcune scene di inizio film vengono riproposte più tardi da una diversa prospettiva. È anche la praticità degli effetti a tenere il film ancorato alla realtà nonostante l’implausibilità dei temi trattati, e insieme a una fotografia molto secca e desaturata contribuiscono a creare una continua sensazione di urgenza e inquietudine. Di ottimo supporto inoltre è la colonna sonora di Ludwig Göransson, che segue (forse troppo) fedelmente le orme di Zimmer, saltando dai suoi tipici momenti fortemente incalzanti a tracce riprese dai sound tradizionali dei film thriller e di spionaggio.

A fare da collante sono, come sempre per Nolan, i personaggi. Robert Pattinson continua la sua serie di ottime interpretazioni, e il suo Neil è tanto elegante quanto misterioso. Il suo rapporto con il Protagonista, il personaggio senza nome interpretato da David Washington, è interessante e a tratti quasi affascinante, ma non decolla mai davvero, se non forse in un paio di scene nell’ultimo atto. Ho sentito alcune critiche alla recitazione di Washington e alla sua “faccia sempre corrucciata”, ma mi è sembrato intenzionale o quanto meno parzialmente voluto: suo è il ruolo di un operativo di un’agenzia segreta che interviene tra linee temporali incrociate, e l’assenza di estraniazioni emotive è sicuramente qualcosa scritto in caratteri maiuscoli nel contratto di lavoro.

A fare da contrasto sono l’oligarca russo interpretato magistralmente da Kenneth Branagh, antagonista da spy movie iracondo e calcolatore, e soprattutto sua moglie Kat (Elizabeth Debicki), tragicamente bloccata in una vita infernale (“se mi lasci, perdi tuo figlio”), nonostante tutti i lussi e ricchezze che possa desiderare. È la sua performance a brillare su tutte le altre, mostrandoci di continuo disperazione e speranza, sorrisi e pianti, grida e silenzi assordanti, quasi a voler esprimere da sola tutte quelle emozioni che gli altri personaggi trattengono.

Tenet è, dunque, un film solido e ben costruito. Non è il migliore tra i film di Nolan, ma nemmeno il peggiore. Di sicuro è quello dalla portata più ambiziosa, che tenta di spingere lo stile del regista all’estremo, quasi riuscendoci. Nonostante i suoi (piccoli) difetti, rimane comunque un’eccellente prova che, cavalcando una accuratissima maestria tecnica, è un continuo susseguirsi di momenti che non possono non lasciare a bocca aperta e, quando finalmente lo schermo si spegne, soddisfatti e appagati. Un’esperienza che, come sempre per i grandi del Cinema ma specialmente in questo caso, va vista indiscutibilmente sul grande schermo.

Voto Finale:

8/10